Colori appesi a un filo – Esposizione personale
ANNA FERRARI – Colori appesi a un filo – a cura di Loredana Trestin dal 1 al 12 febbraio 2011 presso lo spazio espositivo di Immaginecolore.com Gallery vico del Fieno 21r 16123 Genova.
Anna lavora sui colori, colori che danno vita ad emozioni, che raccontano storie, che non vogliono dare interpretazioni, ma suggerire un modo di vedere la realtà al di fuori degli stereotipi. Colore e sua declinazione, quello che sfugge dalla quotidianità ma assume un valore diverso che può piacere o non piacere, ma che invita a riflettere su quello che nel mondo è proprio assenza di colore, che in definitiva è assenza di emozioni. Il colore è differenza, differenza di visione, differenza di identità senza conflitti, differenza impressa su una tela.
Pittrice dunque che osa nel racconto di se stessa e cerca un dialogo e una complicità con chi attraverso il nostro senso più importante “vede” i colori e il loro senso e li colloca dentro di se.
Anna Maria Ferrari scrive poesia usando pennelli e colori; sono poesie figurative che nascono da sensazioni ed emozioni. Le sue opere diventano documenti di umanità che si pongono sulla tela.
Come visioni incantate. Il suo iter artistico, in questi ultimi anni si è evoluto e rinnovato sottolineando l’essenzialità come sintesi di elaborazione artistica, i contenuti, che ispirano la sua creatività interpretativa sono in stretta relazione con il suo vissuto.
[BRUNO PAOLO ASTORI]
…I contenuti, che ispirano la sua creatività interpretativa, sono in stretta relazione con il suo vissuto. Atmosfere intessute da riflessi magici movimentano il ritmo di una narrazione pittorica coadiuvando un simbolismo celebrativo.
[LOREDANA TRESTIN]
Anna Ferrari ha recentemente trovato un momento d’incantamento, uno di quei periodi nei quali la vicinanza di persone che sollecitato il cuore e l’intelligenza nel contesto di un ambiente colmo di stimoli creativi genera l’ispirazione. Per comprendere i suoi ultimi lavori occorre intendersi sul significato di questo termine. Qui esso definisce l’illuminazione interiore che traduce un’idea in immagini. Le immagini, strettamente vincolate ad un denominatore comune di colori-simbolo e di contenuti, partono da mondi diversi unificati dal segno di Anna, sempre più lieve, aereo e disinvolto. Anche i titoli confermano l’impressione di un moto spirituale unificante e nel quale confluiscono materiali culturali diversi, perfettamente dominati e volti all’obiettivo prescelto, che si riferisce ad un orizzonte molto vasto, tratto da mondi e da epoche lontane per diventare un’unica storia. I colori provengono in parte dall’esperienza début de siècle che nei primi anni del Novecento coinvolse alcuni pittori russi i quali, nel nome del Raggismo, si strinsero intorno a Michail Larionov. Colori splendenti, solari, trascorrenti tutte le tonalità del giallo e dell’arancio in un fervore creativo che fondava le proprie scaturigini ideali nel culto del dio Ra di Heliopolis. A quell’esperienza, stroncata dal regime sovietico, non apparteneva il blu, che in Anna diviene azzurro, e che evidentemente sta a significare un limite, l’elemento terreno in una grande fantasia metafisica, metafisica appunto nel suo senso etimologico di qualcosa che si pone al di là del mondo fisico. Se si considerano le immagini, l’elemento umano in esse contenuto viene tradotto in termini di puro simbolismo nel quale è facile ravvisare sia presenze vagamente umane che accenni metaforici. Sono tali ad esempio le Due lune, due innamorati, perché la luna è sempre stato il romantico pianeta dei sogni d’amore, da Alceo, l’irriverente poeta di Lesbo che cantò i crini di viola di Saffo, a Leopardi, a Novalis, ad infiniti altri. Sempre in termini di Amore, Anna vede dal rosso cruente del cuore, simbolo dell’amore passione, il raffinarsi del sentimento in ipostasi assoluta di un corpo che sfuma verso i lidi dell’isola delle belle e degli eroi, la Citera di Nicolas Poussin, nella quale le coppie d’innamorati decantano l’irruenza terrestre in pura contemplazione dell’amato, come Isotta con Tristano. L’amore è per Sempre; e per dirlo Anna ricorre ad un’immagine d’incantamento che potrebbe essere tratta dai fabliaux medievali oppure dalla vicenda narrata da Wagner in Der fliegende Holländer, nel quale il capitano Daland è condannato a vagare su una nave popolata da fantasmi sino a quando l’amore di una fanciulla disposta a sacrificarsi per lui non lo riscatti. Mentre corrusche nuvole corrono sulla scena e la nave affonda, Daland e Margherita, figure innamorate e tragiche, s’involano verso il cielo dell’Aldilà, dove le scorie terrene scompaiono nella nube del fuoco purificatore.
[ALDO MARIA PERO]
Photo gallery – Foto Luca Garbati
Press
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