Avvolgente

Avvolgente. Negli ultimi tempi, forse anche a causa del tempo che non ho, o temo di non avere più a sufficienza, tendo alla massima sintesi. Depuro la frase degli orpelli che ritengo inutili, e mi soffermo sopra un verbo, oppure un avverbio, o meglio ancora, un aggettivo o un participio presente, come in questo caso.

Così quando Anna Ferrari, mi ha chiesto il piccolo contributo di una breve riflessione su di lei e sulla nostra amicizia, mi sono guardato bene dal risalire alle origini, attraversare il campo tortuoso e un po’ folle che abbiamo compiuto insieme in questi due anni e mezzo di frequentazione, sporadica e discontinua, ma sempre intensa, carica per entrambi di violente sensazioni e di tragici accadimenti. Sono volato sopra tutte le parole e gli sguardi e gli abbracci fraterni ed anche i momenti un po’ così, perché vi assicuro, ci sono stati anche i momenti un po’ cosi, per andare a posarmi direttamente su quell’aggettivo iniziale, “avvolgente”, che più e meglio di tutti rappresenta la mia dolce amica. Un aggettivo universale e per tutte le stagioni, a partire da quelle foto di lei piccola, in un raro e luminosissimo bianco e nero, dove la sua figura sprigiona forza e vitalità e voglia e piacere e desiderio di mostrarsi e di esserci, descrivendo se stessa come nessun’altra parola sarebbe in grado di fare. La sua essenza di bambina prima e di donna poi si riflette davvero in quella luce eterea e vaporosa che il suo corpo, con quella pelle di porcellana bianca, emana. Mi avvolse, infatti, il giorno del nostro primo incontro, circa due anni e mezzo fa, presso una galleria d’arte. E dove, se no ? Anna, per chi non lo sapesse, è un’Artista. A definirla nella sua grandezza, sempre per non sprecare troppo tempo e inutili parole, ritengo sia sufficiente quella A maiuscola che ho posto all’inizio della parola. Pittrice, si certamente, ma carica di una complessità di valori che travalicano il mondo in fondo un po’ chiuso e statico della pittura fine a se stessa, della pittura che rappresenta, della pittura che mostra, della pittura che talvolta si guarda allo specchio per vedere quant’è bella. No, Anna è pittrice in quanto donna e mente Creativa. Ancora una volta uso una maiuscola non a caso. E Creativo è il suo mondo fatto di piccole cose da conquistare quotidianamente, di fugaci apparizioni in campi che possono sembrare contrapposti, come quello dell’informatica, per esempio, o della stessa scrittura, per esempio, o di una musicalità che non si esprime attraverso la costruzione di una nota, ma più semplicemente, attraverso la melodia della sua voce, mentre si limita a parlarti, così, semplicemente. Creativa nei brevi, fugaci incontri, fatti di frammenti di parole e di vaghi segnali, di accenni e di allusioni, tutte cose da assaporare lentamente, come si faceva una volta con i bicchieri di rosolio tirati fuori dall’ antica credenza del salotto buono dei nostri bisnonni. E di un breve incontrò si trattò, la prima volta che mi avvolse. Mi presentai come l’amico di una sua amica, anche se per placare la mia ansia di scrittore tardivo mi ero fatto precedere da una telefonata, giusto per non farmi trovare impreparato di fronte alla domanda che avevo incominciato a pormi : “…. chissà mai come sono fatti, questi creativi.” Così quel giorno Anna, come sempre avrebbe continuato a fare nei nostri incontri successivi, non si limitò a stringermi la mano, come normale educazione e buon senso avrebbero imposto, ma fece qualcosa di più, mi strinse a sè. Mi avvolse, appunto. Io contraccambiai quell’abbraccio improvviso in maniera presumibilmente goffa, sono sempre un pò impreparato di fronte a quello che ho sempre chiamato disequilibrio dell’armonia. Perché in fondo di questo si trattava : mettere una stampella ad un momento musicale, dove io rappresentavo la nota sottaciuta ed Anna, quella squillante. Insomma, in omaggio al principio enunciato all’inizio di questa breve riflessione, cercherò di abbreviare i tempi, limitandomi a dire che si trattò di amicizia a prima vista. Una sintonia di intenti, di comuni partecipazioni allo stesso sentire, allo stesso modo di essere al’interno di noi stessi, che ci ha sempre accompagnato nel corso di questi due anni e più. Lei alle prese con i suoi straordinari dipinti, io con le mie prime pubblicazioni, due romanzi dove lei, in quanto Anna, non c’è, ma esiste in quanto Amore, in quanto Amicizia, in quanto Affiatamento, in quanto Affetto. Tutti sentimenti che sono ben presenti nei miei scritti e che non a caso cominciano con la stessa iniziale del suo nome : Anna. Anna presente anche nella mia vita, dunque. Presente ed avvolgente per costruirmi il mio bel sito, in una delle sue incursioni nell’informatica, presente nell’ascoltare dalle mie labbra la diagnosi peggiore : “che vuoi, ho vinto la lotteria della sfiga, ho la SLA.” Presente ed avvolgente alla piccola grande Festa in onore del mio primo romanzo, sulla terrazza di fronte alla quale si infrange il nostro mare di Liguria. Presente ed avvolgente quando mi stringe ancora una volta a sé, in uno slancio di improvvisa tenerezza, lei così diafana e con la pelle pura porcellana. Presente soltanto purtroppo, quando mi telefona all’improvviso ed io, già ammalato ed impossibilitato a correre da lei, intuisco fra le parole che si insinuano fra le lacrime che il marito Bruno, il candido Bruno, il genuino Bruno, lo stravagante Bruno, il suo grande Amore, ne ha combinata un’altra delle sue : ha pensato bene di andarsene all’improvviso, così, senza avvertire nessuno, per correre dietro ai suoi amici angeli che avrebbero dovuto proteggerlo e invece, impertinenti pure loro, chissà dove stavano mentre lui se ne andava a giocare con le nuvole. Vorrei fermarmi qui. Per confermare ancora una volta quanto la nostra vita sia una eterna contraddizione, potrei perfino dire che aggiungere qualcosa risulterebbe riduttivo. Riduttivo per lei, Anna, che merita tutta la ribalta e la luce dei riflettori che si accenderanno presto per renderla ancora più splendente, prima qui, in questo sito appena nato, poi altrove. E non importa dove. (Gian Cavallo)