Segni di madre senza volto

Segni di madre senza volto

Dedicata a mia madre Antonia.

L’opera si articola in tre pannelli 1m x 1m. Le immagini si intrecciano con le parole della poesia di Piero Cademartori.

 

SEGNI DI MADRE SENZA VOLTO

I.

Dipana il senso, e il nodo, piano, scioglie
e accoglie dentro un segno, uno stridore
che piano spande fuori, si contorce,
il grembo che l’accoglie, si frantuma.
Forte colore e forza della vita
si apre, spinge e lacero s’affonda,
un ventre, mater, celebra il suo dire
ch’è vita, sola, persa, e si consuma.
Forza di vita e segno che s’innalza,
dipana il senso, accoglie, o forse scioglie,
poggiando su di sé il forte peso
che resta lì, in un segno, poi si sfuma.
Ecco la lingua, il sangue, il sale, irrora
ecco le membra, forti, inarca e scuote
spande di segni il verbo, lo disegna
quasi che fosse mare, forse spuma.

II.

Liquido, il sangue, dopo si raggruma
scivola denso, spande, verso il fondo
caldo, forte, di un senso che disegna
battiti e segni, densi, scuotimento.
Ecco la vena, tesa, inarca e trema
forte di tempra, piano, si consuma
sigilla dentro un segno, che prorompe
e il getto poi si sfiata, si fa vuoto.
Ora è una linea, fresca, verticale
segno di un tempo, un attimo, che vola
oltre il suo senso, aperto, e vasto, e pieno
scivola sul corpo, si fa pensiero.
Guarda quel segno, il senso, la sua forma
occhio che scruta, vigile, e si ferma
forma una crepa, lacera, si scioglie
e dice, sembra neve, che si piega.

III.

Segni di madre, segni, senza volto
forte lo senti, il cuore, che si scuote
dentro, la voce, forte, si fa senso
e dice, segna, e scuote, si fa vuoto.
Goccia che cade, e densa, si rapprende
fiato che sale e dice, che colora
che spande il segno, intorno, lo ristora
nell’umida sostanza, goccia, umore.
Fianco nel fianco, affonda, la ferita
forte colore, un ventre, mater, dice
forza di vita, il segno, si consuma
e piange, dentro il senso, e si fa voce.
Ora che il cuore, fermo, forse tace
scende il colore, forma, si raggruma
ora che il segno, pieno, si fa voce
e dice del dolore, poi si sfuma.

Piero Cademartori